L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO: qualche definizione
L'aria è una miscela di gas costituita da azoto
(circa 78%), ossigeno (circa 21%) e da altri gas, come argon, anidride carbonica,
metano, presenti in concentrazioni molto inferiori. Nell’aria si trovano
inoltre vapore acqueo, in concentrazione molto variabile, e particelle solide
di varia natura e dimensione.
Si parla di inquinamento atmosferico ogni qualvolta una
sostanza è presente nell'aria in concentrazione diversa rispetto
a quella naturale. Queste alterazioni possono essere causate sia
da fenomeni di origine naturale (ne sono un esempio le eruzioni vulcaniche),
che da attività umane: si parla in tal caso di origine antropica.
Tipiche sorgenti artificiali di inquinamento atmosferico sono le emissioni
degli inquinanti industriali, delle centrali termiche, degli impianti di
riscaldamento e dei mezzi di trasporto.
Le sostanze contenute
nelle emissioni possono ritrovarsi direttamente nell'ambiente (inquinanti
primari) o subire in atmosfera dei processi di trasformazione,
dando luogo a nuove sostanze inquinanti (inquinanti secondari).
Quando l’inquinamento
viene rilevato in ambienti aperti si parla comunemente di inquinamento
esterno o outdoor, mentre con il termine interno o indoor ci si riferisce all’inquinamento in ambienti chiusi come case, uffici,
luoghi pubblici.
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Macroinquinanti
e microinquinanti
Ad oggi sono stati
identificati diverse migliaia di agenti inquinanti, la maggioranza
dei quali di origine antropica, prodotti dai vari processi industriali,
dai sistemi di riscaldamento/condizionamento degli edifici e dai mezzi
di trasporto. Fra essi, gli agenti inquinanti tradizionalmente
monitorati sono il biossido di zolfo (SO2), il monossido di carbonio
(CO), il monossido e biossido di azoto (NO, NO2), l’ozono (O3) e
il particolato atmosferico, indicato dalla sigla “PM”(dall’inglese
particulate matter) seguito da un numero che indica la misura del particolato
espressa in micron.
Tali sostanze, in
parte inquinanti primari (SO2, NO, CO, e PM10) e in parte inquinanti secondari
(NO2 , O3), sono infatti:
- le più facilmente misurabili con strumenti automatici;
- le più largamente diffuse
- quelle presenti in concentrazioni maggiori
Il monitoraggio delle concentrazioni di questi inquinanti,
spesso chiamati macroinquinanti, o inquinanti tradizionali, permette la caratterizzazione dello stato generale di qualità
dell’aria atmosferica e ad essi si riferisce la maggior
parte delle prescrizioni normative.
Ciò non significa,
tuttavia, che tali sostanze siano le più pericolose per l’uomo
e per l’ambiente. Da questo punto di vista, altri inquinanti,che
sono presenti in concentrazioni molto inferiori e per tale ragione vengono
detti microinquinanti, posseggono una maggiore nocività
accertata.
Per la loro determinazione quantitativa sono richieste tecniche di misura
molto più complesse.
Microinquinanti importanti per nocività o per diffusione sono la
formaldeide, l’acido nitroso (HNO2), II perossiacetilnitrato (indicato
come PAN), e, tra gli idrocarburi, il benzene (C6H6), il Toluene e lo
xilene, gli idrocarburi polinucleari aromatici, indicali come IPA, e tra
questi in particolare il benzo(a)pirene (BaP).
Anche per quanto riguarda il particolato atmosferico si tende oggi sempre
di più a fornire una determinazione quantitativa della frazione
fine respirabile, con diametro aerodinamico inferiore a 10 o a 2,5 µm
(micron), indicati rispettivamente come PM10 e PM2,5.
Importante è infine la presenza di metalli pesanti (piombo, cadmio,
nichel ..) nella costituzione del particolato atmosferico.
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ORIGINE
E NATURA DEI PRINCIPALl INQUINANTI ATMOSFERICI
Forniamo ora una descrizione
dei principali inquinanti: per ognuno di essi si vengono evidenziate caratteristiche,
sorgenti, effetti sull’uomo e sull’ambiente, possibili misure di controllo e prevenzione
Ossidi di azoto (NO,
NO2)
Caratteristiche
II monossido di azoto (NO) è un gas incolore, inodore e
insapore, chiamato anche ossido nitrico, mentre il biossido
di azoto (NO2) si presenta sotto forma di un gas rossastro
di odore forte e pungente.
L'NO si forma in tutti i processi di combustione in presenza di
aria per reazione dell'azoto con I'ossigeno atmosferico, soprattutto
in condizioni di elevata temperatura.
L'NO così prodotto reagisce successivamente con l’ossigeno
(O2) dell'atmosfera, dando origine al biossido di azoto –
NO2 (il 10-15 % dell'NO prodotto si trasforma in NO2). La concentrazione
di NO2 in aria dipende però anche da altri processi ossidativi,
tra i quali è particolarmente rilevante la reazione dell’NO
con l’ozono (O3) prodotto nelle ore di maggiore irraggiamento
solare. L’ NO2 è dunque da considerare un inquinante secondario,
anche se piccole quantità di questo gas si formano durante il processo
di combustione stesso.
L' NO2 è uno dei fattori inquinanti che attivano i processi
di formazione dello smog fotochimico. In particolare la sua presenza
conduce alla formazione perossiacetilnitrato (PAN), di acido nitroso (HNO2)
e di acido nitrico (HNO3).
Sorgenti
Le principali sorgenti artificiali di NO, e dunque di NO2, sono gli impianti di riscaldamento, alcuni processi industriali e i gas di scarico
dei veicoli a motore: in particolare per tale tipo di sorgente,
a differenza dell’ossido di carbonio, le concentrazioni più
elevate vengono emesse in condizione di accelerazione e marcia a velocità
elevata (combustione a temperatura più elevata).
Tra le fonti di origine naturale vi sono invece l’azione
dei fulmini, gli incendi e le emissioni vulcaniche.
In generale i motori diesel emettono più ossidi di azoto e particolato
rispetto ai motori a benzina, i quali però emettono più
ossido di carbonio e idrocarburi. Si stima che in Italia vengano emesse
in atmosfera circa 2 milioni di tonnellate all’anno di ossidi di
azoto, di cui circa la metà è dovuta al traffico degli autoveicoli.
Negli ambienti chiusi la concentrazione di ossidi di
azoto risulta più elevata nelle cucine per le combustioni aperte
dei fornelli e spesso si può arrivare a concentrazioni più
elevate di quelle esterne. La diminuzione di questi inquinanti risulta
comunque estremamente rapida non appena viene meno la causa della loro
produzione.
Anche le loro concentrazioni presentano un andamento stagionale,
che però è meno marcato rispetto a quello dell’SO2.
Effetti
Anche perché più stabile, NO2 è considerato più
importante per gli effetti sulla salute umana: esso provoca irritazioni
alle mucose degli occhi e danni alle vie respiratorie e alla funzionalità
polmonare quali bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare.
Lunghe esposizioni anche a basse concentrazioni provocano una drastica
diminuzione delle difese polmonari con conseguente aumento del rischio
di affezioni alle vie respiratorie.
Misure
di controllo
- Utilizzare preferibilmente caldaie a gas con camere di combustione sigillata;
- Mantenere in perfetta efficienza le apparecchiature garantendo gli sfoghi
verso l’esterno.
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Ozono (O3)
Caratteristiche
L’ossigeno dell’aria si presenta abitualmente in forma di
molecola (O2). Quando però si presenta in forma di molecola triatomica
(cioè costituita da 3 atomi: O3) prende il nome di ozono.
E’ un gas altamente reattivo, di odore penetrante, ad alte
concentrazioni di colore blu e dotato di elevato potere ossidante.
Nel dibattito ecologico contemporaneo, l’ozono compare in un duplice
ruolo:
come ozono “buono”, presente naturalmente
negli strati superiori della troposfera (10-15 km di quota), con funzione
di filtro per la componente ultravioletta B e C della radiazione solare,
altamente nociva per le cellule viventi. Questo è l’ozono
di cui si parla in riferimento al problema dell’assottigliamento
dello strato di ozono nelle regioni polari (buco dell’ozono);
aI contrario I'ozono nell'aria respirabile (strati inferiori dell’atmosfera,
a contatto con il suolo) è un indice di inquinamento dell’aria
medesima (ozono “cattivo”) e ad esso ci si
riferisce parlando dell’ozono come agente inquinante.
Sorgenti
L’ozono “cattivo” è generato a partire
dall'azione della radiazione solare sulle molecole di biossido di azoto
presenti in atmosfera.
Le reazioni dell’ozono con gli ossidi di azoto sarebbero tuttavia
a bilancio complessivo nullo: sotto l’azione della luce
solare si avrebbe un ciclo continuo di formazione e distruzione dell’ozono.
Si ha accumulo di ozono solo se l’atmosfera, oltre ad essere
inquinata da ossidi di azoto, contiene anche idrocarburi reattivi,
trovandosi in situazione favorevole allo sviluppo di smog fotochimico.
L’ozono è quindi un tipico inquinante secondario,
caratteristico dei mesi primaverili ed estivi a più alta
insolazione. Esso raggiunge le maggiori concentrazioni alla periferia
delle aree inquinate urbane: qui infatti le molecole di O3, prodotte
durante le ore di sole in ambienti urbani inquinati e trasportate dalle
brezze locali, incontrano aria più pura e possono accumularsi,
in quanto nessun agente inquinante reagisce con esse distruggendole. In
ambiente urbano inquinato invece nelle ore serali e notturne prosegue
l’emissione di agenti inquinanti che reagiscono con l’ozono
accumulato nelle ore di sole.
Nei locali chiusi (inquinamento indoor) le fonti di ozono
possono derivare dall’uso di depuratori di aria, di lampade ultraviolette,
di fotocopiatrici o stampanti laser.
In assenza di specifiche sorgenti, i fattori che tendono a ridurre la
concentrazione di ozono negli ambienti confinati sono predominanti per
cui, generalmente, nelle normali condizioni di ventilazione degli edifici
la principale sorgente di ozono indoor resta l’aria esterna.
Effetti
L’ozono,
gas irritante e aggressivo, ha effetti sull’uomo anche a concentrazioni
minime e può provocare reazioni variabili da individuo ad individuo:
la sensibilità all’ozono si manifesta con stanchezza, mal
di testa, limitazione delle capacità respiratorie e, nel caso di
concentrazioni maggiormente elevate, è particolarmente
irritante per le vie respiratorie e per gli occhi. Provoca lesioni
sulle foglie di alcuni vegetali. Su gomme e fibre tessili provoca
alterazioni chimiche riducendo l’elasticità e rendendo fragile
il materiale.
L’ozono è inoltre un gas serra, ovvero in
grado di modificare, significativamente, anche a basse concentrazioni,
l’equilibrio del sistema terra-atmosfera, producendo un riscaldamento
globale dell’atmosfera. Il suo contributo percentuale al
riscaldamento globale è stato stimato nell’8%, contro il
50% dell’anidride carbonica (CO2), il 20% dei clorofluorocarburi,
il 16% del metano e il 6% del protossido di azoto (N2O).
Misure di controllo
- Maggior controllo dell’inquinamento in genere
- Un utilizzo razionale delle apparecchiature responsabili della produzione
di ozono;
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Particolato
atmosferico
Caratteristiche
Per particolato atmosferico si intendono tutte le particelle presenti
in atmosfera, allo stato solido o liquido, che grazie
alle loro minuscole dimensioni restano sospese nell’aria
per periodi più o meno lunghi.
Queste sono in grado di influire sulla salute delle persone quando vengono
inalate e raggiungono le vie respiratorie più profonde,
arrivando agli alveoli polmonari e rilasciando alcuni elementi
tossici che possono sciogliersi nel sangue. Le particelle vengono
classificate secondo il diametro aerodinamico, e l’unità
di misura convenzionalmente usata è il micrometro.
La classificazione convenzionale le suddivide in:
PM10, che include tutte le particelle di dimensioni molecolari
fino a 10 micrometri di diametro;
PM2.5, che include tutte le particelle di diametro fino
a 2.5 micrometri.
La composizione del particolato è estremamente variabile in base
all’origine delle particelle (piombo, nichel, zinco, rame, cadmio,
fibre di amianto, solfati, nitrati, idrocarburi policiclici pesanti, polvere
di carbone e cemento).
La concentrazione viene espressa in microgrammi per metro cubo di aria
(µg/m3).
Sorgenti
L'origine di tali particelle è di tipo naturale (sabbie,
polveri delle eruzioni vulcaniche, pollini e spore) ed antropica:
generalmente prodotte dalla combustione e dai processi industriali. Quelle prodotte dalla combustione (qualsiasi tipo di combustione: i motori
delle auto, le sigarette, le candele, il riscaldamento, i caminetti, etc.)
sono prevalentemente al di sotto del micrometro (frazione fine del particolato)
e quindi sono le più pericolose.
Queste ultime soprattutto possono inoltre veicolare metalli pesanti (piombo,
cadmio, zinco , ecc.) e, adsorbiti sulla loro superficie, molecole complesse
di idrocarburi (idrocarburi policiclici aromatici ad alto peso molecolare).
Le principali sorgenti di particolato negli ambienti indoor sono gli apparati di combustione e il fumo di tabacco. Altre sorgenti
secondarie sono: gli spray, i fumi degli alimenti cucinati, batteri e
spore, pollini. Particelle più grossolane provengono essenzialmente
dall’esterno (polveri, frammenti biologici, muffe) attraverso il
trasporto umano, la deposizione e il successivo risollevamento.
Effetti
La nocività per la salute umana dipende sia dalla composizione
chimica che dalla dimensione delle particelle: quelle di diametro superiore a 10 µm si fermano nelle mucose rinofaringee
dando luogo a irritazioni e allergie; quelle di diametro compreso
tra 5-10 µm raggiungono la trachea e i bronchi: quelle
infine con diametro inferiore a 5 µm possono penetrare
fino agli alveoli polmonari. Questa ultima classe di particelle è
dunque particolarmente pericolosa sia per la composizione chimica sia
per la dimensione. Le sostanze veicolate negli alveoli polmonari
possono avere anche effetto cancerogeno.
Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che infiammazioni
causate da particelle ultrafini negli alveoli polmonari possano scatenare
una risposta immunitaria, la quale porta, come conseguenza, un aumento
nella coagulazione nel sangue e quindi un aumento del rischio di insorgenza
di crisi cardiache in soggetti predisposti.
Proprio per questa particolare pericolosità del particolato fine,
la legislazione italiana ha preso in considerazione la misura selettiva
della frazione di particolato atmosferico con diametro aerodinamico inferiore
a 10 µm, indicato come PM10, stabilendo per essa specifici valori
di riferimento di concentrazione.
Il particolato atmosferico produce infine degradazione delle superfici esposte e riduzione della visibilità (foschia
che spesso vediamo in aria e chiamiamo generalmente smog)
Su larga scala può produrre modificazioni sul clima.
Misure
Ci sono alcuni accorgimenti individuali che si possono tenere presenti
al fine di ridurre l’esposizione al particolato aerodisperso:
- Evitare di fare attività fisica molto forte nei giorni in cui
la qualità dell’aria è molto bassa;
- Evitare l’uso di camini nei giorni in cui la qualità dell’aria
è molto bassa;
- Ridurre il numero di spostamenti in strada nei giorni in cui la qualità
dell’aria è molto bassa;
- Guidare meno velocemente.
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Benzene (C6H6)
Caratteristiche
II benzene è il composto aromatico più semplice ed ha un
tempo di permanenza in atmosfera dell’ordine di un giorno.
Più precisamente, è un componente dei prodotti derivati
dal carbone e dal petrolio e si trova anche nella benzina e negli altri
carburanti. A temperatura ambiente si presenta come un liquido
incolore che evapora all’aria molto velocemente. E’ caratterizzato
da un odore pungente e dolciastro, la maggior parte delle persone può
percepirlo in concentrazione molto basse.
Il benzene è una sostanza altamente infiammabile, ma la sua pericolosità
è dovuta principalmente al fatto che è un carcinogeno
riconosciuto per l’uomo.
Pur essendo dimostrata la sua pericolosità, per il suo ampio utilizzo
il benzene è praticamente insostituibile; molte industrie lo utilizzano
per produrre altri composti chimici e alcuni tipi di gomme, lubrificanti,
coloranti, inchiostri, collanti, detergenti, solventi e pesticidi.
Sorgenti
Questo inquinante primario proviene per circa il 90% dagli autoveicoli,
emesso per la maggior parte dai gas di scarico e , in misura inferiore,
dall’evaporazione del combustibile. Sono particolarmente ricche
di benzene alcune benzine “verdi” in cui esso è utilizzato
come antidetonante in sostituzione del piombo. La parte restante proviene
dalla distribuzione e immagazzinamento del combustibile e dalla
combustione del legno e di altri composti organici, quali la nafta.
Anche il fumo di sigaretta contiene elevate concentrazioni di tale sostanza e rappresenta una notevole fonte di esposizione per i fumatori attivi
e passivi.
In ambiente confinato le concentrazioni di Benzene possono
raggiungere valori confrontabili a quelli dell’atmosfera esterna
inquinata per effetto, come si è detto, del fumo di sigarette e
dell’utilizzo di materiali per l’edilizia, colle, vernici,
legnami, prodotti per la pulizia contenenti benzene come solvente.
Le principali fonti del benzene all’interno degli ambienti chiusi
provengono dall'esterno (i gas esausti dei veicoli a motore e le emissioni
industriali), mentre il benzene in ambienti indoor proviene principalmente
dal fumo di tabacco, dalle combustioni domestiche incomplete, dal carbone,
dal petrolio, ed anche dai vapori liberati dai prodotti utilizzati nelle
case che contengono benzene (ad esempio colle, vernici, cere per mobili,
detergenti).
La concentrazione del benzene proveniente dall’esterno è
particolarmente variabile, in quanto è soggetta ai cambiamenti
dovuti sia alle condizioni meteorologiche sia alle attività lavorative
giornaliere (sono le ore di maggior traffico che presentano i picchi di
inquinamento da benzene).
Le concentrazioni esterne generalmente variano tra 5 e 20 µg/m3.
In assenza di sorgenti interne, le concentrazioni "indoor" sono
minori rispetto a quelle "outdoor", ma in presenza di sorgenti
interne, possono arrivare a valori anche considerevolmente superiori.
Effetti
L’esposizione
al benzene avviene essenzialmente per inalazione (circa il 99% del benzene
assunto), per contatto cutaneo o per ingestione (consumo di cibo o di
bevande contaminate). Gli effetti tossici provocati hanno caratteristiche
diverse e colpiscono organi sostanzialmente differenti secondo la durata
della esposizione.
Effetti tossici acuti possono presentarsi dopo brevi
esposizioni di 5-10 minuti a livelli molto alti di benzene nell’aria
mentre livelli di concentrazione più bassi possono causare giramenti,
sonnolenza, aumento del battito cardiaco, tremori, confusione e perdita
di coscienza. Concentrazioni minori ma più prolungate nel tempo
possono alterare la memoria e certe capacità psichiche.
Il benzene è anche responsabile di molti disturbi ed effetti irritanti
sulla pelle e sulle mucose (oculare e respiratoria, in particolare).
Gli effetti tossici cronici sono invece dovuti a periodi
di esposizione molto lunghi a basse concentrazioni.
L’affezione che preoccupa di più, sia a livello professionale
che ambientale, è la comparsa del cancro del sangue dovuta all’esposizione
ripetuta a concentrazioni di benzene (anche di pochi ppm) per decine di
anni. Per esposizione cronica esso esercita un’azione tossica
sul midollo osseo con possibile induzione di leucemia. Altri effetti sono
a carico del sistema nervoso centrale.
Per tali motivi, il benzene viene classificato dall'IARC (lnternational
Agency for Research on Cancer) nel gruppo I, cui appartengono tutte quelle
sostanze per le quali è stato accertato il potere di induzione
di tumore nell’uomo.
L’esposizione al benzene può comportare danni ai cromosomi,
la parte delle cellule responsabile dello sviluppo delle caratteristiche
ereditarie, ed agli organi riproduttivi. Inoltre da uno studio dell’istituto
francese che si occupa dei rischi ambientali dell’industria è
risultato che i bambini assorbono il benzene e i suoi derivati
nella misura del doppio rispetto agli adulti.
Misure
Per le concentrazione di benzene che provengono dall’esterno potrebbe
essere importante:
- controllare ed eventualmente modificare i sistemi di parcheggio delle
auto all’interno degli edifici con sistemi di ventilazione ed aerazione
e altri metodi utili a ridurre la penetrazione del benzene nelle abitazioni
a partire dai luoghi in cui sono posteggiate le auto;
- se si abita su una strada molto trafficata non aprire le finestre per
aerare nelle ore di punta.
Mentre per le concentrazioni
indoor è importante:
- cercare di eliminare o ridurre al massimo il fumo di tabacco;
- controllare le etichette dei solventi e ricordare che il benzene nei
solventi è tollerato come impurità solo fino al 2%. La sua
indicazione sull’etichetta oltre a essere obbligatoria va separata
dalle altre percentuali di solventi contenuti nei prodotti;
- osservare bene la composizione delle vernici, evitando quelle con contenuti
di solventi e preferendo le lacche diluite con acqua;
- pulire frequentemente moquettes e tappeti.
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Idrocarburi
Polinucleari Aromatici (I.P.A.)
Caratteristiche
Gli idrocarburi polinucleari aromatici sono una classe di composti
organici costituiti da anelli benzenici condensati, in numero
variabile da due a sette.
Essi sono contenuti in quantità di una parte per milione nei combustibili
fossili e nelle benzine. Vengono pertanto in parte liberati durante
la combustione, in parte formati nel corso della combustione
medesima, soprattutto quando questa avviene a temperature elevate
e in carenza di ossigeno.
Non sono considerati VOC (Composti organici volatili) a causa della loro
minore volatilità, anche se vengono classificati, tranne alcune
eccezioni (naftaline), come composti organici semi volatili (sVOC). Gli
IPA si caratterizzano per il loro basso grado di solubilità in
acqua, l’elevata capacità di aderire a materiale organico
e la buona solubilità nei lipidi e in molti solventi organici.
Sono presenti ovunque in atmosfera, vengono prodotti dalla combustione
incompleta di materiale organico e dipendono dall’uso di
olio combustibile, gas, carbone e legno nella produzione di energia.
Sorgenti
Negli ambienti esterni provengono dalla combustione di
combustibili fossili, dai processi industriali, dalla combustione di carburanti
per trazione e trasporto; sorgenti temporanee sono gli incendi in foreste
e in campi agricoli.
Tipiche sorgenti sono i motori degli autoveicoli e, in particolare
i motori diesel di grande potenza.
In atmosfera gli I.P.A. più leggeri sono presenti come aeriformi,
mentre quelli più pesanti si trovano per lo più sulla superficie
di particelle fini di articolato carbonioso, pure emesse durante i processi
di combustione.
Negli ambienti indoor provengono dalla combustione derivante
dal fumo di tabacco e dalle apparecchiature che bruciano
combustibili come: riscaldamento, forni e fornelli per cucina,
camini.
Sono presenti anche nei cibi cucinati sulle fiamme, affumicati, etc.
Gran parte degli IPA provengono dall’esterno attraverso le scarpe
e gli indumenti, a causa della loro capacità di depositarsi sulla
polvere e della successiva risospensione di quest’ultima che ne
consente l’inalazione. In ambienti confinati si presentano sottoforma
di vapore e parzialmente assorbiti su particelle sospese.
Le concentrazioni indoor di molti IPA sono generalmente maggiori di quelle
outdoor ed in ambienti con fumatori si può arrivare ad un valore
di concentrazione tre o quattro volte superiore.
Effetti
La concentrazione in atmosfera dalle singole
specie di I.P.A. è molto bassa, dell’ordine del
nanogrammo al metro cubo (ng/m3), mille volte inferiore a quella degli
inquinanti fin qui considerati.
Tuttavia alcuni
di essi sono molto pericolosi per la salute: le proprietà
tossicologiche variano in funzione della composizione chimico-fisica (disposizione
spaziale e del numero di anelli condensati); il benzo[a]pirene (BaP) è
quello maggiormente studiato e le informazioni sulla tossicità
e l’abbondanza degli IPA sono spesso riferite a questo composto.
Diverse specie di IPA sono classificate possibili cancerogeni
per l’uomo
Inoltre molti I.P.A., non considerati cancerogeni, possono subire trasformazioni
in atmosfera (combinazione con gruppi contenenti azoto o carbonio), che
li trasformano in potenti cancerogeni.
In genere le particelle sospese raggiungono direttamente gli alveoli polmonari.
Misure
- Durante la cottura dei cibi è importante un'adeguata ventilazione
e l’uso delle cappe d’aspirazione;
- Ispezionare annualmente tutte le apparecchiature di combustione.
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Biossido di Zolfo
(SO2)
Caratteristiche
Gli ossidi di zolfo presenti nell’atmosfera sono l’anidride
solforosa (SO2) e l’anidride solforica (SO3). L’anidride solforosa
o biossido di zolfo è un gas incolore, irritante, non infiammabile,
molto solubile in acqua e dall’odore pungente. Dato che
è più pesante dell’aria tende a stratificarsi nelle
zone più basse. Proviene essenzialmente dalla combustione
del carbone o di altri combustibili fossili contenenti zolfo,
usati per il riscaldamento. In misura molto minore (6-7%) proviene dalle
emissioni dei veicoli diesel. Per questo motivo la concentrazione di SO2
presenta una variazione stagionale molto evidente, con i valori
massimi nella stagione invernali.
Sorgenti
Le emissioni naturali di biossido di zolfo sono principalmente dovute
all’attività vulcanica, mentre grandi sorgenti antropiche di SO2 sono le centrali termoelettriche a carbone e alcuni processi
industriali come quelli di produzione dell’acido solforico,
nella lavorazione di molte materie plastiche, nell’incenerimento
dei rifiuti.
In Italia l’emissione di biossido di zolfo è approssimativamente
dovuta per il 5% al riscaldamento domestico, per il 40% ai processi industriali,
per il 50% alla produzione di energia elettrica, e per il 5% ad altre
sorgenti.
In ambienti indoor è presente nel fumo di carbone
e di legna emesso da apparecchi di riscaldamento a cherosene e può
dipendere anche dall’utilizzo di stufe e forni. L'SO2 presenta solitamente
un fenomeno di rapida riduzione della concentrazione, dovuta alla deposizione
su superficie interne (tende ed arredi) ed alla neutralizzazione con l’ammoniaca
che si trova negli ambienti indoor a causa della presenza dell’uomo
e degli animali.
Effetti
L’ SO2 è molto irritante per gli occhi, la gola e
le vie respiratorie.
In atmosfera, attraverso reazioni con l’ossigeno e le molecole di
acqua, contribuisce all’acidificazione delle precipitazioni,
con effetti negativi sulla salute dei vegetali. Le piogge acide possono
avere effetti corrosivi anche su materiali da costruzione, manufatti lapidei,
vernici e metalli.
Misure
Essendo le fonti principali il traffico automobilistico e le attività
industriali è buona norma aerare casa quando il livello d’inquinamento
atmosferico è più basso. E’ inoltre importante verificare
il grado di efficienza dei fornelli e delle caldaie a gas, e sottoporle
a manutenzione regolare, oltre a collocarli in ambienti ben aerati. Laddove
non sia possibile un posizionamento adeguato bisogna aerare la stanza
in cui sono collocati.
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Monossido
di Carbonio (CO)
Caratteristiche
E’ l’inquinante gassoso più abbondante in atmosfera;
I'unico la cui concentrazione venga espressa in milligrammi al metro cubo
(mg/m3), unità di misura 1.000 volte superiore al microgrammo al
metro cubo (µg/m3 - milionesimo di grammo al metro cubo) usato per
gli altri inquinanti.
E’ un gas incolore e inodore che interferisce con
il normale trasporto di ossigeno presente nel sangue verso il resto del
corpo. Proviene dalla combustione di materiali organici quando
la quantità di ossigeno a disposizione e insufficiente.
Sorgenti
La principale sorgente di CO è rappresentata dai gas di
scarico dei veicoli a benzina, soprattutto funzionanti a bassi regimi,
come nelle situazioni di traffico urbano intenso e rallentato.
Può essere emesso da fonti di combustione come
gli impianti di riscaldamento a gas, i fornelli a gas, i camini. Il problema
risiede nel cattivo funzionamento di questi apparecchi, sia per una errata
installazione e/o manutenzione sia per un'inadeguata ventilazione degli
ambienti.
Altre fonti sono il fumo passivo e, come si è
detto, il CO proveniente dal traffico veicolare, per cui la vicinanza
di sorgenti outdoor (ad esempio, strade ad elevato traffico veicolare,
garage e parcheggi) può avere un impatto significativo sulle concentrazioni
all’interno degli edifici.
Effetti
II CO ha la proprietà di fissarsi all’emoglobina
del sangue impedendo il normale trasporto dell’ossigeno nelle
varie parti del corpo. Gli organi più colpiti sono il sistema
nervoso centrale e il sistema cardiovascolare, soprattutto per
le persone affette da cardiopatie.
Concentrazioni elevatissime di CO possono anche condurre alla morte per
asfissia. Alle concentrazioni abitualmente rilevabili nell’atmosfera
urbana gli effetti sono reversibili.
I sintomi vengono spesso confusi con quelli del raffreddore o intossicazione
alimentare. I bambini, gli anziani e le persone con problemi cardiaci
e respiratori, sono particolarmente esposti a rischi derivanti dal CO.
Si stima che in Italia circa 165-200 decessi l’anno sono attribuibili
ad intossicazioni avvenute a seguito di esposizioni accidentali al CO.
Misure
- Essere sicuri che tutte le apparecchiature funzionino correttamente,
in conformità a quanto previsto nei manuali di istruzioni;
- Fare ispezioni annuali del sistema di riscaldamento e dei camini, provvedendo
a far effettuare da personale esperto la manutenzione ordinaria e la pulizia
degli stessi;
- Non utilizzare forni e fornelli a gas per il riscaldamento della casa;
- Non bruciare legna di carbone dentro casa;
- Essere sicuri che i fornelli e le stufe abbiano uno sfogo verso l’esterno
ed un sistema di aspirazione senza fughe;
- Non usare stufe a kerosene in spazi chiusi senza aerazione;
- Non lasciare mai un automobile accesa dentro un garage o comunque uno
spazio chiuso.
Cosa fare
in caso di intossicazione con Monossido di Carbonio?
Non sottovalutare i sintomi, specialmente se sono più persone ad
avvertili. Se si pensa di soffrire di intossicazione da CO, occorre:
Prendere aria immediatamente; aprire porte e finestre; spegnere tutte
le apparecchiature di combustione e lasciare l'ambiente in cui si è
riscontrata la presenza del fattore inquinante;
Dirigersi ad un pronto soccorso e avvisare il medico che si sospetta di
avere una intossicazione di CO;
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Formaldeide
(CHOH)
Caratteristiche
La formaldeide è una sostanza gassosa incolore, di odore
pungente caratteristico. E’ solubilissima nell'acqua.
Essa è il più semplice componente della famiglia delle aldeidi
e dei Composti Organici Volatili, che derivano da processi di ossidazione,
a partire da idrocarburi, durante la combustione. La formaldeide rappresenta
circa il 50% delle aldeidi totali emesse ed è ampiamente
utilizzato nella produzione di numerosi prodotti per l’edilizia
e anche nella fabbricazione di mobili. E’ anche un prodotto
secondario della combustione e di alcuni fenomeni naturali, per cui è
presente sia negli ambienti indoor che outdoor.
Sorgenti
Alle emissioni dirette va aggiunta la produzione secondaria di
formaldeide in atmosfera in seguito a reazioni di ossidazione
in presenza di luce diurna. La luce solare è però anche
responsabile della dissociazione della molecola di formaldeide stessa.
La concentrazione rilevabile in atmosfera è quindi il risultato
di un bilanciamento di effetti di emissione, formazione e dissociazione.
Essa si aggira mediamente nel corso dell’anno sui 10 µg/m3.
Spesso negli ambienti all’interno delle abitazioni la concentrazione di formaldeide rilasciata per esempio dai pannelli truciolati
usati per l’arredamento, è superiore a quella dell’atmosfera
esterna inquinata.
La principale fonte di formaldeide indoor è data
dalla presenza di legname di tipo pressato per il quale sono impiegate
resine, urea-formaldeide e fenolo-formaldeide che rilasciano
nel tempo questa sostanza (quindi nei mobili in truciolato e compensato,
soprattutto quando sono nuovi). Anche l’abbigliamento e
i tessuti per l’arredamento sono sorgenti di formaldeide.
Dagli anni 70 molti proprietari di case, per scopi legati al risparmio
energetico, hanno isolato le intercapedini delle loro abitazioni insufflando
schiume a base di urea-formaldeide.
In uffici e ambienti residenziali la formaldeide si trova
anche in tappezzeria, coloranti, materie plastiche, moquette, detersivi,
conservanti, disinfettanti e fumo di tabacco.
Effetti
La formaldeide provoca facilmente irritazione alle mucose con cui viene a contatto. Sono così interessati naso, gola
e vie respiratorie. Gli occhi sono immediatamente
colpiti con arrossamenti, congiuntivite e tumefazione delle palpebre.
Nelle vie respiratorie può provocare oltre all’irritazione
anche l'iperattività bronchiale e l'asma. L’intossicazione
acuta è nota per ingestione accidentale.
Da alcuni studi sono emersi disturbi psicologici e neurologici quali perdita della memoria a breve termine ed ansia. Inoltre può
provocare dermatite da contatto. E’ un composto cancerogeno per
l’animale, e con forti sospetti per l’uomo benché non
si sia ancora giunti ad una sperimentazione definitiva.
Misure
E’ importante sapere che il calore e l’umidità
aumentano l’emissione di formaldeide e di conseguenza i
disturbi da questa causati. Per questo è molto importante migliorare
la ventilazione dei locali, aumentando l'intervallo di ricambio dell’aria
al fine di ridurre i livelli di concentrazione.
In particolare, il tasso di umidità deve essere mantenuto tra il
40 ed il 60%.
Come per gli altri inquinanti la formaldeide si può combattere
cercando di limitare l'uso dei prodotti che la contengono.
Si raccomanda inoltre l’utilizzo di determinate piante che possono
contribuire sensibilmente alla neutralizzazione della formaldeide. Le
piante per loro natura assorbono anidride carbonica e monossido di carbonio
restituendo ossigeno; in generale le piante riequilibrano l’aria
delle nostre case, ed alcune sono in grado di metabolizzare sostanze chimiche
pericolose presenti negli ambienti confinati. Le piante più indicate
per ridurre le concentrazioni di formaldeide sono: dracena, aloe, clorofito,
crisantemo, gerbera, giglio, peperomia, sansevieria, ficus.
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Composti
organici volatili
Caratteristiche
Con la denominazione di composti organici volatili (VOC) viene indicata
una serie di sostanze sotto forma di vapore in miscele complesse,
con un punto di ebollizione che va da un limite inferiore di 50-100 °C
a un limite superiore di 240-260 °C. I composti che rientrano in questa
categoria sono più di 300. Tra i più noti ci sono gli idrocarburi
alifatici (dal n-esano, al n-esadecano e i metilesani), i terpeni, gli
idrocarburi aromatici, (benzene e derivati, toluene, o-xilene, stirene),
gli idrocarburi clorinati (cloroformio, diclorometano, clorobenzeni),
gli alcoli (etanolo, propanolo, butanolo e derivati), gli esteri, i chetoni,
e le aldeide (formaldeide).
Sorgenti
Negli ambienti confinati le sorgenti di VOC si trovano
in:
- Prodotti per la pulizia: cere per pavimenti e mobili (liquide e in aerosol),
paste abrasive, detergenti per stoviglie, deodoranti solidi e spray, prodotti
per la pulizia dei bagni, dei vetri, dei forni;
- Pitture e prodotti associati: pitture (all’olio, uretaniche, acriliche),
vernici a spirito per gommalacca, mordente e coloranti per legno, diluenti,
detergenti per pennelli, sverniciatori;
- Pesticidi, insetticidi e disinfettanti;
- Colle e adesivi;
- Prodotti per la persona e cosmetici;
- Prodotti per l’auto;
- Prodotti per lo sviluppo fotografico;
- Mobili e tessuti;
- Materiali da costruzione;
- Apparecchi per il riscaldamento/condizionamento (serbatoi), cucine,
camini;
- Fumo di tabacco;
- Sostanze di origine umana, animale e vegetale;
- Acqua potabile: volatilizzazione durante docce o bagni;
- Sorgenti outdoor: emissioni industriali, emissioni da veicolo;
Effetti
L' esposizione
ai VOC’s può provocare effetti sia acuti che cronici.
Secondo le concentrazioni gli effetti acuti possono includere: irritazioni
agli occhi, naso, gola; mal di testa, nausea, vertigini, asma.
Mentre per esposizioni ad alte concentrazioni molti di questi composti
chimici possono avere effetti cronici come: cancro, danni ai reni,
fegato e danni al sistema nervoso centrale.
Le persone più predisposte ad ammalarsi sono quelle con problemi
respiratori (come l’asma), le persone giovani e le persone sensibili
ai composti chimici.
misure
Per cercare di controllare l'esposizione ai VOC’s è importante:
- Ridurre, quando possibile, il numero di prodotti e materiali contenenti
VOC’s;
- Provvedere ad una corretta aerazione della casa;
- Mantenere l’umidità tra il 40 e il 60%;
- Nel trattamento dei materiali contenenti VOC’s, se si usa un altro
materiale per ricoprire, è necessario essere sicuri che il prodotto
coprente non contenga altri VOC’s;
- Usare purificatori per l'aria;
- Fare un uso corretto dei prodotti secondo le indicazioni dell'etichetta;
- Assicurarsi di ventilare la casa mentre si usano i prodotti per la pulizia:
se sull'etichetta è scritto di usare il prodotto in un ambiente
ventilato è opportuno utilizzarlo all'aperto o aprire tutte le
finestre in modo che sia ben ventilato;
- Se si usano prodotti come pitture o kerosene, comprare soltanto le quantità
necessarie;
- Ridurre al minimo l’esposizione di benzene;
- Ventilare bene i vestiti che provengono dalle lavanderie perché
di solito utilizzano percloroetilene per asciugarlo.
Alcune piante possono
essere utili per ridurre le concentrazioni di VOC come la dracena, aloe,
banano nano, syngonium podophyllum, tillandsia.
Fonte: APAT, Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
Per un approfondimento dei temi trattati consulta anche la pagina
sugli inquinanti del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
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