IL PGT DI MILANO

Il 14 luglio 2010, dopo oltre sei mesi di dibattito in Consiglio Comunale, è stata votata l’adozione del Piano di governo del territorio, che a seguito delle valutazioni degli altri enti chiamati a decidere in materia –Provincia, ASL e ARPA– e soprattutto delle osservazioni dei cittadini (che potranno essere presentate dalla metà di ottobre alla metà di novembre), potrà essere modificato nella seconda fase di discussione a Palazzo Marino (da gennaio a metà febbraio) che precede l’approvazione definitiva.

Il Piano di Governo del Territorio non é un progetto urbanistico né tanto meno architettonico.

Il PGT per esplicita dichiarazione dei suoi ideatori si fonda sulla presunta  capacità del privato, guidato dalle leggi di mercato, di costruire un sistema coerente di sviluppo urbanistico e dei servizi, e sulla conseguente rinuncia da parte del pubblico ad una progettazione complessiva.

Si ritiene infatti  che la somma delle spinte individuali possa coprire ugualmente il complesso delle richieste della città.

Come ha affermato l'Ordine degli Architetti nel parere negativo che il 9 dicembre 2009 ha dato (seguito da quello dell'Ordine degli Urbanisti), evidentemente non sono bastate le devastazioni provocate dal sovrapporsi disarmonico degli ultimi grandi progetti che hanno interessato la città.

Il PGT non costituisce un Piano Urbanistico, ma piuttosto un piano finanziario, legato ad un’economia già vecchia, basata sulle transazioni speculative finanziarie e non sul prodotto, che in questo caso è la costruzione dei luoghi della vita dei cittadini.

Si inventano, infatti, dei volumi virtuali
–come sono stati introdotti sul mercato finanziario i titoli “subprime” che hanno portato alle bolle speculative del 2008– su un’area agricola quale è il Parco Sud, per poterli scambiare, mediante un istituto simile alla Borsa, ed usarli quindi in aggiunta all’esistente nel più remunerativo tessuto urbano, densificandolo e rendendolo capace di accogliere quasi mezzo milione di persone in più.

All'incirca lo stesso numero che, abbandonando Milano negli ultimi anni, l'ha lasciata ‘piena di spazi vuoti’, che sono ancora aumentati vorticosamente negli ultimi mesi a causa della crisi economica. Sarebbe quindi opportuno, prima di tutto, un riutilizzo attento dei volumi vuoti, anche per evitare degrado e insicurezza. Invece, per spingere un'attività immobiliare evidentemente non correlata alla richiesta, si decide di edificare nuovi volumi addirittura senza regolamentarne le destinazioni d'uso.

In questo modo ci si espone al rischio di una città futura imprevedibile
nel rapporto tra residenza, luoghi di lavoro, spazi commerciali e aree pubbliche, ma soprattutto non avanzando richieste correlate di servizi. I servizi -come la scuola, la sanità, l’assistenza- vengono infatti lasciati alla libera iniziativa privata, sempre confidando nel potere salvifico del mercato.

Il meccanismo essenziale per potere realizzare tutto ciò, cioè la creazione degli indici edificatori sul Parco Sud, viene giustificato come l’unico modo di salvare la vocazione agricola del Parco, con il dono del valore di volumetrie commerciabili nella Borsa dei Diritti Volumetrici.

Oltre all’evidente paradosso di voler salvare una zona inedificabile concedendole, se pur virtualmente, di edificare, basta far rispettare la legge del Parco, che tutela proprio la sua vocazione agricola, mentre il Comune la sostituirebbe oltre a tutto con la funzione di verde fruibile, quindi soggetto anche alle trasformazioni per vari usi, tra cui quello sportivo.

A  grande rischio è esposta la connotazione urbanistica stessa della città, stratificata in secoli di pianificazioni e ancora fortunatamente riconoscibile, ma esposta, soprattutto nella cerchia tra Navigli e Bastioni, alla possibilità di interventi pressoché senza regole.
Forse non abbiamo il diritto di difendere un concetto di Bellezza anche per Milano?


E a quali cittadini, a quale convivenza pensiamo se deleghiamo tutto alle leggi del mercato, che normalmente si orienterà verso gli utenti più vantaggiosi per equilibrare i costi?

O forse tutto questo sarà solo uno Scenario,  come si usa dire, ma la realtà sarà solo un immobilismo del mercato immobiliare reale, sostituito da un frenetico gioco di contrattazioni del mercato finanziario.