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ENERGIE DA INVESTIRE Milano e Brescia dicono addio alla governance duale di A2A e mettono sul mercato un altro 5% di azioni
Una governance pletorica e farraginosa, a dir poco. Fin dall'inizio la struttura di controllo duale che Milano e Brescia avevano dato ad A2A, nata dalla fusione delle utilities dell'energia dei due Comuni (la milanese AEM, che per l'occasione aveva incorporato AMSA, e la bresciana ASM), aveva suscito perplessità e critiche: un consiglio di gestione di otto membri e un consiglio di sorveglianza di quindici, in velato -neppure poi tanto- stile "più poltrone per tutti".
Dal 2014 si cambia. Il 10 dicembre, a borsa chiuse, le due Giunte hanno deliberato il passaggio ad una governante monocratica per abbreviare la catena decisionale e arrivare ad una gestione più efficiente in un settore strategico come quello dell'energia che la crisi sta spingendo ad una profonda ristrutturazione e a guardare ad alleanze su scala internazionale.
Le due delibere di giunta hanno, come era trapelato nei mesi scorsi, messo nero su bianco anche la scelta di mettere sul mercato un 2,5% a testa dei rispettivi pacchetti.
Attualmente Palazzo Marino e Palazzo della Loggia detengono rispettivamente il 27,5% delle azioni, dopo la ratifica da parte dei rispettivi Consigli comunali (a Brescia il 19 dicembre e a Milano il 20) passeranno al 25% e un'azione. Ognuna delle due quote che verranno cedute nel 2014 porteranno alle casse dei due Comuni 60 milioni di euro che saranno destinati ad investimenti.
Coda polemica a Palazzo Marino dove l'opposizione ha accusato il Sindaco di aver coinvolto il Consiglio comunale in una decisione che, comunque è competenza della Giunta, e che difficilmente date le ristrettezze di bilancio potrebbe trovarsi innanzi alle barricate.
B. P.
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